- Le vele profumate di Cleopatra
Ultimo sovrano d’Egitto e ultima discendente dei successori di Alessandro Magno, Cleopatra fu un personaggio dotato di notevole perspicacia, fascino e vasta cultura. Oltre che per le sue importanti conquiste, la regina è ricordata anche come custode di innumerevoli segreti di bellezza che le permisero di conquistare il cuore di Giulio Cesare e di Marco Antonio.
Narrano le cronache che proprio con quest’ultimo architettò un incontro destinato a passare alla storia: per sedurre il suo amante solcò il Nilo su di una barca tutta d’oro con issate delle vele rosso vivo intrise di profumo alla rosa così che il vento, soffiando, potesse diffonderne nell’aria gli aromi preannunciano e facendo pregustare il suo arrivo. Da quel momento in poi l’uso sapiente di profumi ed essenze costituì una delle armi più efficaci di seduzione di Cleopatra.
- Il profumo di eternità di Shakespeare
William Shakespeare non ha certo bisogno di presentazioni, tuttavia forse non tutti sanno che la sua vita sembra essere stata influenzata in modo determinante dagli odori. Siamo nella seconda metà del 1500 sotto il regno della regina Elisabetta I, in pieno periodo rinascimentale: Londra è una città prosperosa e ricca di stimoli olfatti grazie alle numerose fiere dove venivano vendute essenze, soluzioni idroalcoliche e pozioni aromatiche medicamentose. Sottoposto a queste influenze, il giovane poeta e drammaturgo traduce nei suoi Sonetti immagini olfattive vivide ed evocative fino a suggerire il concetto di eternità del profumo che ha in sé il potere di rimanere vivo per sempre nella memoria di chi lo annusa: “Ma i fiori distillati, anche se vanno incontro all’inverno, mutano solo sembianza; la loro sostanza rimane sempre dolce”.
- All’origine di tutto
Sull’isola di Cipro è stata scoperta quella che a tutti gli effetti può essere considerata la prima fabbrica di profumi risalente al 2000 a.C. Si tratta di un sito archeologico dell’età del bronzo dove sono stati rinvenuti vasi di ceramica contenenti profumi che venivano esportati in tutto il bacino del Mediterraneo.
Insieme ai vasi sono stati ritrovati anche diversi frantoi ed in effetti a quel tempo l’olio d’oliva era un ingrediente essenziale per i profumieri che lo usavano come materia prima per disciogliere le materie prime naturali e produrre così i profumi.
- Nomen omen
L’etimologia della parola profumo, dal latino per fumum, che significa letteralmente attraverso il fumo, testimonia l’antica pratica di bruciare legni aromatici e resine per far si che, mediante il fumo prodotto, le preghiere potessero salire fino al cielo e arrivare agli dei. Considerato sacro, magico e curativo, il per fumum è stato preparato dai sacerdoti dei templi sin dagli arbori dell’umanità per scopi religiosi, esoterici e medicinali: il più celebre per fumum egizio, il kyphi, era composto principalmente da cipero, giunco odoroso, mirra, miele, erbe aromatiche, bacche di ginepro, terebinto, uva passa e vino invecchiato e veniva impiegato per curare le affezioni polmonari e le malattie del fegato.
- Una questione di pH?
Molte persone sono convinte che il profumo indossato venga modificato dal pH della propria pelle, fino a diventare irriconoscibile o virare in maniera significativa in modo sconveniente. In realtà il pH cutaneo è molto simile tra individuo ed individuo e le variazioni sono davvero trascurabili. Ciò che invece può cambiare sensibilmente è la termoregolazione, ovvero la velocità di dispersione del calore interno all’organismo verso l’ambiente esterno. Essendo il profumo composto da elementi volatili con diverso peso molecolare, va da sé che per esempio una termoregolazione intensa faccia evaporare molto prima le molecole considerate “di testa” con il più basso peso molecolare, facendo così apparire il profumo immediatamente diverso dallo stesso indossato da un altro individuo con una termoregolazione diversa.
- Perché alcuni profumi invecchiano meglio di altri?
Se avete avuto l’occasione di annusare i profumi vintage avrete sicuramente notato che alcuni invecchiano meglio di altri. Oltre che dalla qualità della formula, questo dipende molto dal metodo di conservazione. I nemici giurati dei profumo sono tre: la variazioni di calore, l’aria e la luce.
Il posto peggiore per conservare il profumo è nella stanza da bagno in quanto è il luogo della casa dove si verificano maggiormente gli sbalzi di temperatura e le variazioni repentine dei tassi di umidità. Invece il modo migliore di conservare le nostre preziose boccette è dentro la loro confezione originale in un armadio al chiuso: molti produttori infatti progettano la confezione con materiali appositamente concepiti per mantenere il profumo in uno stato ottimale. Un altro consiglio d’oro è di attivare la pompa dell’erogatore di tanto in tanto se il profumo non viene utilizzato da tempo in modo da rinnovare il liquido all’interno del tubo pescante.
- Nel modo e nel posto giusto
Profumarsi è un rito antico quasi come il mondo e, al di là delle abitudini personali e del tipo di fragranza più o meno intensa, è possibile indicare il modo migliore di profumarsi. Di certo il profumo è fatto per essere spruzzato direttamente sulla pelle e non sui vestiti: è in questo modo che osserveremo e sentiremo la fragranza evolvere e sprigionare tutta la sua potenzialità, oltre ad ottenere un effetto più personale e un risultato unico ed esclusivo.
Ma quali sono i punti di applicazione migliori? Dietro alle orecchie, sulla nuca, sul décolleté, sui polsi, sulla parte interna delle braccia, sulle caviglie, dietro alle ginocchia e sul ventre. Nulla vieta ovviamente un’applicazione diversa, tuttavia quella indicata è la migliore per ottenere il massimo effetto dal nostro profumo.